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Vernice a nunziatura apostolica

By chronik on 20. Juni 2019

Berlino (Berlin), 20 giugno 2019

Il tema aborto e gravidanza è ampio e va dalle strutture di potere della chiesa e del dominio patriarcale fino alle decisioni individualizzate, determinate dalla socializzazione, dalla classe, dalla formazione e dagli interessi dei gruppi dell’industria farmacologica. Il patriarcato non è solo radicato nei codici e nei salmi ma è anche l’orientamento centrale per dei gruppi industriali che governano i nostri corpi tramite i media digitali e i laboratori.

Di fronte a questo retroscena di costituzione di consorzi, tramite i quali sono governati i corpi di noi donne*, osiamo un primo attacco con la pece al domicilio del papa a Berlino, vale a dire alla nunziatura apostolica.

Le strutture di potere non hanno un chiaro punto iniziale e finale, perciò abbiamo scelto un luogo dal quale emanano peculiarmente alcuni dei discorsi e alcune delle conseguenze pratiche che ci dominano. Poiché come fa anche lo Stato con la regolazione legale dell’interruzione della gravidanza, la chiesa cattolica, con la propagazione di un’interruzione come “omicidio” e la stigmatizzazione e discriminazione di queste donne*, contribuisce pure in modo determinante al controllo della riproduzione e all’assegnazione di un determinato ruolo familiare e sociale alle donne*. Seguaci della chiesa cattolica considerano che le interruzioni di gravidanza sarebbero delle azioni moralmente riprovevoli, contro le quali argomentano anzitutto a livello emotivo. Donne* che prendono in considerazione un aborto o lo eseguono sono esposte alla discriminazione e all’ostilità negli ospedali, tra le amicizie e anche in rete. Sono noti anche dei casi nei quali dei medici furono denunciatx dai protettori cattolici della vita perché informavano sulle interruzioni (il cd “divieto di pubblicità” per l’interruzione). Esaminando questi fautori della politica e delle istituzioni religiose o economiche si palesa che sono anzitutto degli uomini a decidere contro il diritto all’autodeterminazione delle donne*. Controllano il dibattito e così i valori che ne derivano. Decidono come devono vivere le donne* per rafforzare i propri interessi e le proprie strutture di potere. Il peso delle organizzazioni per la difesa della vita, delle istituzioni clericali e delle strutture di destra non sono da sottovalutare. Tutte perorano i ruoli „tradizionali“ dei generi e con questo la sottomissione della donna* e del suo corpo!

Libera determinazione?

La questione della gravidanza è collegata al discorso di una “libera” scelta per unx bambinx ed è basata sulle offerte di consulenza e sulla letteratura manualistica come anche sulla conquista della „equiparazione dei diritti“ della donna. Ma cosa vuole dire ottenere delle diagnosi i cui effetti non sono affatto chiari (probabilità statistiche per una malattia di un feto)? Chi, alla fine, decide del feto in crescita?

Cosa significa mettere al mondo un feto malgrado la menomazione diagnosticata? Come possiamo parlare di „libera“ scelta se a una gravida da tutte le parti si presenta l’immagine di una persona che sarà „diversa“, non „normale“, che ne patirà, e se nel quotidiano le donne* stesse sono esposte alla stigmatizzazione e all’emarginazione?

Di fronte alla „libera“ scelta vediamo una rete complessa di tecnologie di potere che governano le gravide come anche l’essere da partorire nel senso del controllo statale e della valorizzazione capitalista.

Ci sono una miriade di motivi per decidere di non partorire. Una scelta che ogni donna* dovrebbe poter attuare liberamente per se stessa invece di essere costretta a giustificarsi nei consultori, nelle farmacie, dai medici e funzionarix, nelle caserme di polizia oppure davanti ai tribunali. Ma cosa significa questa scelta „libera“ ed autodeterminata in un ambiente pervaso da gerarchie del sapere, da coazioni e rapporti di potere?

Il patriarcato e il corpo femminile

La chiesa cattolica e anche tante altre istituzioni religiose si dichiarano contrarie al fatto che le gestanti decidano in modo autodeterminato sia del proprio corpo sia se mettere al mondo unx bambinx o meno.
Già il desidero generico di avere un’erede oppure una gravidanza non voluta sono fasi dove le gestanti sono sottoposte all’eteronomia e al dominio sul proprio corpo. Il che è collegato ai pregiudizi sui progetti di vita delle donne* che coincidono spesso con l’idea conservatrice della famiglia, secondo la quale le donne* fanno del parto e della crescita di bambinx un impegno di tutta una vita. Dietro le quinte della „marcia per la vita“ giocano evidentemente un ruolo gli interessi politici di destra e religiosi, come anche le pretese, profondamente radicate, di dominare la sessualità e il corpo delle donne, e oggi delle persone FLTI*.

La gravidanza, con l’accanimento diagnostico e di consulenza durante lo sviluppo di unx bambinx menomatx, è un ulteriore fase eteronoma. Anche qui giocano un grande ruolo interessi tutt’altri che quelli per il benessere della donna* e del feto. Solo persone sane e in forma sono produttive e possono così diventare parte gradita alla società capitalista.

Da secoli il corpo femminile e l’embrio in crescita sono campo di battaglia del potere patriarcale, così vale allora come ora che questi rapporti di potere che sono alla base di questi temi devono essere chiamati per nome e attaccati.

Medicina e riproduzione come braccio del sistema capitalista

Nei tempi del neoliberalismo, della tecnologizzazione e dell’individualizzazione, questi discorsi attorno al corpo e alla medicina si sono interiorizzati sempre più profondamente: Intendiamo le concezioni di malato e sano, diverso e normale, bello e brutto. Intendiamo la fiducia cieca che le persone ripongono nei medici solo in base alla loro formazione accademica ed elitaria. Intendiamo la spinta all’auto-ottimizzazione e all’idoneità al lavoro, spinta che non deve neanche più esserci imposta poiché la riproduciamo noi stessx.
A chi mettiamo a disposizione il nostro fisico e per che cosa? Ci fidiamo di quello che i medici raccontano dei nostri corpi e ci accontentiamo dell’obiettivo di diventare „sani“. Ingoiamo i farmaci prescritti e accettiamo la diagnosi di essere „malatx“ senza porci la questione di quali siano i criteri che definiscono l’inizio e la fine di questo „essere malatx“.

In questo, la persona fertile o gravida è usata senz’altro come oggetto scientifico e campo di sperimentazione. Lx bambinx deve esser sanx, cioè „normali“: Sul corpo della donna* si sperimenta l’intervento sullo sviluppo della persona con l’ingegneria genetica. Si chiama, poi, progresso e ‚il cittadino normale‘ già da tanto non riesce più a seguire il dibattito scientifico in questo campo, sia per la produzione di gerarchie del sapere mediante i termini specialistici ecc. o per l’assenza di trasparenza.

Consideriamo criticamente i rinvii di legge per il finanziamento di procedure diagnostiche per gestanti che decidono se da un dato ammasso di cellule potrebbe nascere unx bambinx con menomazioni o meno. Da un lato condannano i medici che nel quadro della presentazione delle loro prestazioni mettono in lista l’interruzione di gravidanza. Dall’altro lato, da ormai tantissimo tempo l’aborto di feti diagnosticati come normali è legalmente sostenuto e finanziato dalle assicurazioni – addirittura fino al 8. mese di gravidanza.
Quale genere avrà, è un ‚maschio‘ o una ‚femmina‘? Anche questa decisione nel caso d’intersessualità è proposta dai medici e, in base alle gerarchie del sapere, anche quasi sempre imposta praticando delle brutali operazioni in età infantile.

E se non corrisponderà ad ulteriori norme, come potremmo intervenire sul corporeo? La scienza sta già lavorando per togliere dei geni dall’embrio in crescita per poi sostituirli con dei geni „sani“.

Come e che cosa deve essere predisposto per costringere il maschio o la femmina nel habitus socialmente stabilito? La normalizzazione, la scoperta della propria identità e la socializzazione sono si riflettute profondamente nei circoli borghesi e accademici, ma negli ultimi decenni non hanno conseguito nessuna rottura vera e durevole con le assegnazioni o le normalizzazioni di genere.

Esattamente come per le disabilità. La lobby è abbastanza forte per mantenere in voga il concetto di „inclusione“, ma non abbastanza per togliere il tema dall’angolino della richiesta elemosinante di aiuto. Si pone la questione se mai l’inclusione sia stata un serio obiettivo sociale. Proprio le istituzioni clericali sono uno dei maggiori datori di lavoro nell’amministrazione di persone con delle menomazioni. Le stesse istituzioni caratterizzano anche la relazione sociale con le persone disabili; Che sarebbero quelle dipendenti e particolarmente bisognose di aiuto, diversx etc. Finché ci saranno istituti per persone menomate, case per anzianx e simili istituzioni „sociali“, ne abbiamo ancora di frontiere da abbattere.

Attacco come difesa e come nuovo inizio

L’obiettivo è la rappresentanza permanente del papa nella RFT. Queste rappresentanze sono assistenti esecutive dell’istituzione cattolica.

Rappresentano le sopra nominate strutture di potere che sono partigiane del patriarcato e avverse ad ogni emancipazione. La loro aspettativa di mantenere il potere su di noi e i nostri corpi deve essere distrutta con attacchi come questo. Non vogliamo riformare bensì sopprimere la società patriarcale.

Deve essere vissuto un altro ‚assieme‘! Dove s’impara a conoscersi, a diventare complici, a mettere in questione la propria mania di essere in forma e sanx, ad attaccare le strutture di valorizzazione come gli uffici di lavoro e circondariali, le assicurazioni e anche le istituzioni sociali, e a distruggere l’ampia ricerca medica “orientata al futuro“.

Vivere la resistenza, per poter vivere….

Fonte: Indymedia (Tor), trad. mc

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